Sentiero Chersi e Nabois Grande
Spettacolare escursione dalla Val Saisera in ambiente maestoso e severo con periplo e salita alla vetta del Monte Nabois Grande percorrendo il Sentiero Chersi, ai piedi dello Jôf Fuart, e passaggio dal Bivacco Mazzeni e dal Rifugio Pellarini.
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MAPPA DI LOCALIZZAZIONE
SINTESI DESCRIZIONE:
Dal parcheggio P3 della Val Saisera ci si incammina verso monte con bella vista sullo Jôf di Montasio.
Superate, tramite un ponte, le acque del Torrente Saisera si imbocca il sentiero 616 guadagnando in fretta quota e raggiungendo presto l’intersezione con il Sentiero Chersi.
Ci si inoltra in ambiente selvaggio. Il percorso aumenta di difficoltà.
Oltrepassato il bivio per il vicino Bivacco Dario Mazzeni, dalla rossa sagoma, inizia il tratto più impervio del Chersi.
Passando al di sotto delle verticali pareti dello Jôf Fuart si superano una serie di detritiche cenge inclinate intervallate da alcune conce tra cui quella dello “Studence” ove, a circa 1800 metri di quota, permane un nevaio perenne.
Superata Sella Nabois, si scende un poco sul versante opposto per poi deviare sulla traccia della Via Normale al Nabois Grande (facoltativa) che risale un ripido canalone. Il tratto iniziale presenta alcuni gradini scavati nella roccia, testimonianza della Grande Guerra.
L’ascesa al Nabois Grande, dopo una erbosa sezione intermedia, termina con alcune esposte e attrezzate decine di metri.
Dalla vetta il panorama è splendido ed esteso. Alpi Giulie, Carniche e gli austriaci Alti Tauri scorrono davanti allo sguardo con il versante settentrionale dello Jôf Fuart che la fa da padrone.
Si percorre a ritroso la Via Normale e, ripreso il sentiero 616, si scende al Rifugio Pallerini.
Poco a valle della struttura, si abbandona il percorso classico e si devia su di una traccia con cui si transita ai piedi del Nabois Grande.
Rapidamente si perde quota, senza perdere concentrazione, fino a pervenire a fianco delle acque del Rio Zapraha.
Alternando tratti tra i mughi ad altri con vegetazione ad alto fusto ci si innesta negli interessanti percorsi tematici realizzati nella zona (The Forest Sound Track e Parco Tematico della Grande Guerra) per poi tornare al punto di partenza.
DESCRIZIONE COMPLETA:
Risalita con l’auto la Val Bruna/Val Saisera, lascio l’auto nel parcheggio P3, presso la Locanda Montasio (q. 932 m.).
Il paesaggio è già entusiasmante, sovrastato dalle rocciose pareti delle Alpi Giulie con lo Jôf di Montasio a farla da padrone. Si vede anche la parte sommitale del Nabois Grande, la mia meta. Da quaggiù sembra impossibile poterla raggiungere.
Mi incammino sullo stradello in ghiaia che prende avvio al termine del parcheggio.
Ad un primo incrocio, seguo il tracciato che attraversa il greto, normalmente secco, di un torrente e, alcune centinaia di metri dopo, di un secondo, ancora più ampio.
Entrato nel bosco, mi mantengo sempre sull’itinerario principale, in leggera salita.
Percorso un ponte in cemento (q. 1025 m. circa) che permette di oltrepassare le acque chiare del torrente Saisera, mi innesto nel tracciato 616 che diviene subito sentiero.
Salgo in direzione del bivacco Mazzeni con immediatamente un paio di punti a picco sulle acque sottostanti, da poco uscite da una forra.
Guadagno quota tra faggi e conifere, supero un fosso e, più avanti, giungo al bivio con il sentiero 611 riservato agli esperti. Tale tracciato, come quello che andrò a percorrere di seguito, è denominato “Sentiero Chersi”. Intitolato a Carlo Chersi, avvocato e storico presidente della Società Alpina delle Giulie che ne individuò il percorso atto ad unire il Rifugio F.lli Grego al Pellarini passando dai bivacchi Stuparich e Mazzeni, venne ripristinato dagli Alpini della Brigata Alpina Julia nel 1960.
Procedo in direzione della Sella Nebois.
L’ambiente si fa man mano più aperto e impressionante. Come le pareti che mi circondano tra cui quelle che precipitano dallo Jôf Fuart e dalla Cima de Lis Codis. Si nota anche la citata Sella.
Percorro il grande anfiteatro della Spragna superando alcuni fossi mentre un cervo scappa al mio arrivo.
Risalito il pendio verso una cavità naturale posso già notare il versante sud-occidentale del Nabois Grande.
Il sentiero diventa maggiormente stretto e impegnativo. Alcuni pioli e il passaggio, con l’ausilio delle mani, su rocce levigate mi conducono ai piedi di una cascata.
Con stretti zig-zag mi porto su di un balconcino erboso affacciato su di una seconda cascata.
Una piccola scala a pioli agevola il passaggio su di un salto di roccia.
Traverso poi il pendio, a tratti molto ripido, fino ad entrare nell’Alta Spragna dove un gruppo di camosci fugge velocemente.
Eccomi al bivio per il Bivacco Dario Mazzeni. Una deviazione di pochi minuti mi porta a raggiungere la piccola e spartana rossa struttura metallica (q. 1630 m.).
Ripreso il cammino sul sentiero 616, supero il bivio con il tracciato 626 che sale tra le incredibili bastionate di Modeon del Buinz e Cime Castrein per dirigersi verso il Rifugio Corsi.
Io percorro tutta la conca. Alle mie spalle la sagoma rossa del Bivacco Mazzeni sovrastata dal Montasio.
Il detritico passaggio dell’ennesimo fosso poi ancora un tratto fra erba e larici ed eccomi all’inizio della sezione più impervia del Chersi.
Fra detriti e roccette risalgo un primo scivolo su cui incombe la verticale parete occidentale della Cima del Lis Codis fino a raggiungere un erboso balcone (q. 1827 m.) da cui si una splendida vista sul territorio circostante.
Laggiù uno spicchio di Val Saisera alle spalle del quale si possono vedere, dal basso verso l’alto, il Rifugio F.lli Grego, i prati della Sella di Somdogna e la catena Due Pizzi-Piper-Jôf di Miezegnot. Fra le montagne circostanti, invece, non posso fare a meno di notare quanto sia ancora lontana la cima del Nabois Grande.
Scendo in un impluvio poi via con la faticosa risalita del secondo colatoio detritico. Alcuni pioli facilitano la progressione.
Nonostante sia circondato da pareti letteralmente verticali, l’esposizione rimane comunque ridotta anche se l’ambiente è decisamente impressionante.
Altro terrazzo erboso e altra vista. Stavolta il Nebois Grande me lo trovo davanti!
E già vedo il terzo colatoio da affrontare.
Prima, però, devo scendere nell’ampia conca della “Studence” ove, sotto gli strapiombi dello Jôf Fuart, a circa 1800 metri di quota permane un nevaio perenne nonostante la quota relativamente bassa.
Raggiunta la spalla successiva, compare la Sella Nabois.
Il cammino per raggiungerla non è breve.
Devo scendere, per stretta cengia, nell’ennesimo avvallamento e risalire il quarto, instabile, scivolo. Probabilmente è il tratto più delicato del percorso e fa un certo effetto guardarsi indietro.
Pervenuto sulla Sella Nabois (q. 1970 m.), si apre la visuale sulla Carnizza di Rio Zapraha. Lontani il Mangart e il territorio sloveno.
Inizio la discesa su sentiero meno pendente del precedente ma, comunque, instabile. Inizialmente ripido.
Perdo quota nella Carnizza.
Il mio obiettivo ora è salire sulla vetta del Nabois Grande.
La deviazione per la “Via normale” non lontana da quota 1900 m., non risulta indicata. La traccia ha avvio in corrispondenza di un tornante del sentiero 616, presso un roccioso piano inclinato che interrompe pareti più verticali. Alcuni bolli rossi mi fan capire di essere sul giusto percorso.
L’ascesa è, inizialmente, piuttosto erta. Piccoli gradini scavati nella roccia fan tornare alla mente il lavoro fatto, durante il Primo conflitto mondiale, dai soldati Austriaci.
Al termine del tratto iniziale il cammino diviene meno faticoso mentre mughi ed erba cominciano a ricoprire il terreno.
Man mano che salgo, si apre sempre più la vista verso le Giulie slovene.
Poi c’è il versante settentrionale dello Jôf Fuart, maestoso. Sembra quasi di toccarlo.
Alcuni stambecchi mi guardano incuriositi mentre raggiungo l’incrocio la traccia dell’alpinistica Via Gasparini-Florit che sale dal Rifugio Pallerini.
L’inclinato tratto finale, piuttosto esposto ma non difficile, risulta ben attrezzato con cavo d’acciaio.
Giunto sulla cima del Monte Nabois Grande (q. 2313 m.) mi siedo a fianco della croce ad ammirare lo stupendo panorama.
Il cielo è terso, la temperatura gradevolissima. Non un filo di vento.
Alpi Giulie, Carniche e gli austriaci Alti Tauri scorrono davanti a me. Fantastico!
Percorsa a ritroso la Via Normale, ritorno sul sentiero 616 ancora per un po’ ripido e sdrucciolevole.
Supero l’imbocco della traccia di salita allo Jôf Fuart per la Gola Nord-Est e proseguo con a fianco la Cima di Riofreddo e le Cime Vergini.
Quando ritorno nel rado bosco il Rifugio Pellarini è ormai vicino, sovrastato dalle Cime delle Rondini.
Oltrepasso il bivio con la Via Gasparini-Florit e in pochi minuti sono alla struttura ricettiva (q. 1499 m.).
Purtroppo è già tardi. E’ stato un lungo giro e mi mancheranno ancora un paio d’ore per tornare all’auto per cui, con del dispiacere, evito di fermarmi a bere una birretta.
Scatto alcune foto dello splendido scenario circostante e riprendo il cammino lungo l’immancabile sentiero 616 che, dopo un breve tratto, inizia a scendere serpeggiando.
Non molto più tardi arrivo ad un bivio. A sinistra si stacca l’esile traccia di un sentiero recentemente aperto e bollato con numerosi segni rossi.
Lo imbocco perdendo quota molto velocemente.
Traverso sotto la parete sud-orientale del Nabois Grande poi raggiungo un fosso impetuoso che si supera tramite una passerella in legno sovrastata da diversi salti d’acqua.
Continuo la discesa percorrendo una dorsale. Un folto strato di foglie ricopre le umide e scivolose radici di faggi e abeti costringendomi a mantenere la massima concentrazione.
Mughi e una colata detritica poi ancora nel denso bosco sempre seguendo gli immancabili bolli rossi.
Un tratto più comodo mi porta a fianco delle acque del Rio Zapraha poi attraverso un greto in secca sovrastato dal Nabois Grande.
Procedo tra mughi alternati a vegetazione ad alto fusto fino ad innestarmi negli interessanti percorsi tematici realizzati nella zona (The Forest Sound Track e Parco Tematico della Grande Guerra).
Continuo a procedere in direzione opposta ai segnavia per il Rifugio Pellarini, lungo il tracciato indicato dai bolli rossi su piacevole sentiero incontrando alcune belle sculture in legno.
E’ un susseguirsi di incroci tra sentieri. Io procedo lungo il tracciato diretto alla Locanda Montasio facendo attenzione in corrispondenza dei vari bivi a cercare l’indicazione, se non presente esattamente sull’incrocio.
Arrivo presso una caverna utilizzata in tempo di guerra come postazione per le mitragliatrici.
Scendo poi presso il vicino greto del Saisera e ne risalgo il fianco fino ad incrociare una più ampia pista tramite la quale attraverso il largo letto di ghiaia. Procedendo lungo tale tracciato pervengo nei pressi della Locanda Montasio.
Risalendo per circa 200 metri la strada asfaltata ritorno al punto di partenza.
DATI ITINERARIO:
- Escursione effettuata nel Ottobre 2022
- Durata*: 7h15′ il solo anello; 9h00′ il percorso totale comprensivo dell’ascesa al Nabois Grande
- Tempi progressivi*: Parcheggio P3 Val Saisera – Ponte Torrente Saisera (30′) – Bivio per Bivacco Mazzeni (2h15′) – Sella Nabois (4h15′) – Bivio per Via Normale Nabois Grande (4h25′) – Nabois Grande (5h25′) – Bivio per Via Normale Nabois Grande (6h10′) – Rifugio Pellarini (7h00′) – Parcheggio P3 Val Saisera (9h00′)
*I tempi inseriti sono puramente indicativi e corrispondono a quanto indicato nella segnaletica presente in loco integrata, quando assente, da quanto da me impiegato. - Dislivello: +1300/-1300 m. circa il solo anello; +1700/-1700 m. circa il percorso totale comprensivo dell’ascesa al Nabois Grande
- Difficoltà: EE/EEA (Escursionisti Esperti / Escursionisti Esperti con Attrezzatura)
- Carta escursionistica: Tabacco n. 19 – Alpi Giulie Occidentali, Tarvisiano – 1:25000
- Accesso: Dall’uscita Malborghetto-Valbruna della A23 Udine-Tarvisio seguire per Valbruna e proseguire per la Val Saisera fino al Parcheggio P3.
- Trasporti pubblici: Autobus da Udine fino a Valbruna oppure in treno fino alla stazione di Ugovizza-Valbruna poi necessario utilizzare un mezzo privato (https://www.mycicero.it/tplfvg-go/TPWebPortal/).
COMMENTI E NOTE:
- Escursione di grande spettacolarità in un ambiente particolarmente selvaggio e solitario tra i boschi delle quote più basse e la roccia della sezione più elevata.
- Itinerario riservato agli escursionisti esperti, capaci nella progressione su terreno detritico, senza timore del vuoto o di pendii scoscesi. Nonostante l’ambiente attraversato sia particolarmente scabroso, il tracciato del Sentiero Chersi, non attrezzato, non possiede un’esposizione eccessiva.
L’erto tratto finale dell’ascesa al Nabois Grande è attrezzato con cavo d’acciaio adatto all’utilizzo di attrezzatura da ferrata (dotazione indicata da apposito cartello posizionato in loco). Consigliato il casco lungo il Sentiero Chersi per possibile caduta sassi. - Il Sentiero Chersi può presentare tratti innevati anche ad inizio estate. Da evitare con ghiaccio e maltempo.
- L’ascesa al Nabois Grande è facoltativa così come la breve deviazione per raggiungere il Bivacco Mazzeni.
- Il punto di partenza indicato (Parcheggio P3) è quello da me consigliato considerando di sapersi ben orientare nell’intrico di tracciati presenti nell’alta Val Saisera. E’ altresì possibile avviare l’escursione da diversi altri punti della zona.
- La discesa dal Rifugio Pellarini può avvenire anche lungo il più classico sentiero 616 utilizzando un differente collegamento al Parcheggio P3 oppure avviando l’escursione da altro punto più a valle.
- Il senso del percorso descritto è consigliato nel caso si voglia percorrere l’itinerario in giornata oppure volendo spezzare l’escursione in due giornate dormendo al Bivacco Mazzeni in modo da affrontare i tratti più difficoltosi (le quattro rampe detritiche e almeno un passaggio tra Spragna e Alta Spragna) in salita.
Volendo dormire al Rifugio Pellarini, potrebbe essere più logico affrontare il percorso in senso opposto. In tal modo i più esperti potrebbero salire direttamente al Nabois Grande utilizzando la Via alpinistica Gasparini-Florit per poi scendere dalla Via Normale.
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